Alcuni dicono che Volčji Grad prese il nome dai lupi (Volk significa lupo) altri invece, dalle pecore. Ma la storia più credibile è quella di Marija Volcia, che gli anziani del paese sanno ancora raccontare.
Si narra che Marija Volcia fosse figlia dei conti di Aquileia e che un giorno si ammalò gravemente. Poiché già allora il Carso era noto per la sua aria buona, fu portata in un villaggio dove guarì. In onore di questa guarigione, la sua famiglia, nel luogo dove ora c’è la chiesa, costruì una piccola cappella, che gli abitanti più volte hanno riedificato e ampliato. In ricordo di Marija Volcia è stato conservato il suo cognome nel nome del paese: Volčji Grad. Nella seconda parte del nome, la parola Grad, deriva dal castelliere preistorico di Debela Griža (grande pietraia). Ancora oggi i paesani pensano che lì un tempo ci fosse un castello. Sulla lapide romana, murata nelle pareti della chiesa, è menzionato il cognome Volcia, quale cognome della madre di una fanciulla morta, alla quale l’epigrafe è dedicata. Sappiamo che Aquileia non aveva conti, ma che fu il più grande insediamento romano di questa parte d’Europa. Quindi esiste un collegamento tra la lapide romana, Volcia e Aquileia. E come se nel nome del paese non ci fossero già sufficienti segreti, un’ennesima versione della leggenda stimola la fantasia. Secondo questa leggenda Maria Volcia sarebbe morta nel paese e sepolta in una culla d’oro sotto l’odierna chiesa. 

 

traduzione a cura del Corso di Lingua e Cultura Slovena del Circolo Culturale di Sdraussina coordinato da Aleksandra Devetak
da:Monika Kapej, Roberto Dapit, “Stoji stoji tam beli grad” . Slovenske ljudske pripovedi o naseljih, naravnih znamenitostih, cerkvah in gradovih – Racconti popolari sloveni di villaggi, bellezze naturali, chiese e castelli, Casa Editrice Didakta, 2013
Illustrazione di Rita Marizza