La proposta di costituzione di un Museo dell’Isonzo risale alla fine degli anni ‘80. Nel 1989 la bozza fu presentata, discussa e accolta dal Consiglio provinciale di Gorizia. Nel marzo del 1990 il progetto venne inserito nel bilancio di previsione triennale 1990/92, nel capitolo relativo alla tutela ambientale.
Lo ripropongo, oggi, così come lo presentai in quegli anni, quando – i confini erano ancora chiusi – aveva un suo profondo significato. Certamente il progetto andrebbe riletto, aggiornato, ma conserva ancora, credo, la sua valenza.
Nova Gorica – Gorizia 2025, la sofferenza del fiume in questi giorni, ci impongono iniziative coraggiose, che abbiano come fine unicamente la salvaguardia di questa immensa ricchezza che ci è stata donata.
Il progetto dovrebbe essere sicuramente ampliato, arricchito del contributo di esperti nelle varie competenze e qualifiche, qualora venisse preso in considerazione.
“Perché un museo dell’Isonzo, quindi?
Le risposte a questa domanda potrebbero essere le più diverse. Ognuno dei musei fluviali già affermati nei diversi paesi europei potrebbe fornircene una, in tutte però potremmo rintracciare un denominatore comune : il fiume come mezzo di unione tra genti diverse, come linea di comunicazione e di scambio tra diverse culture.
Pochi fiumi come l’Isonzo si prestano ad essere interpretati in questo senso. Dall’alta Val Trenta al mare Adriatico, il nostro fiume raccoglie e coagula tradizioni ed esperienze di vita di diverse culture e nazionalità.
Nel parlare di un’identità culturale nella valle dell’Isonzo non penso tanto all’unità politica stabilita dalla affermazione della Contea di Gorizia secoli addietro, che pure ebbe il suo peso nel favorire traffici e scambi, quanto a quella naturale circolazione di persone, di prodotti, di idee che segnò profondamente tanto la civiltà contadina slava che quella friulana e bisiaca insediate lungo le sponde del fiume. La memoria storica popolare, il riconoscimento e la salvaguardia dell’immenso patrimonio naturale, storico artistico, legato in modi diversi al fiume, è patrimonio di tutti e va doverosamente conservato intatto alle nuove generazioni. Sono queste le motivazioni che mi hanno portata, già nel 1987, a proporre alla Commissione cultura della Provincia di Gorizia la costituzione del museo dell’Isonzo.
Il museo, così come lo intendo, dovrebbe essere uno strumento capace di far sì che tutto il bagaglio culturale, la ricchezza del fiume che con la sua storia rappresenta, non vada disperso. Un museo che abbia il compito non solo di conservare tradizioni, modi di vivere, metodi di lavoro, ma che diventi, anche e soprattutto, un punto di collegamento tra un passato da conservare ed un futuro da costruire. Penso ad un museo che sia costruito in modo da saper parlare alla realtà esterna, che si proponga come strumento vivo ed efficace di partecipazione della gente alla cultura; che senta come primaria una funzione sociale.
Ritengono che non si possa dimenticare che è anzitutto ai giovani che dobbiamo rivolgerci perché è loro sopratutto il bisogno di conoscere, di fare confronti, di capire. Non credo ad un museo “raccoglitore”, ma ad un museo in grado di proporsi come operatore di ricerca e di diffusione della cultura.
ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI ESPOSITIVI
L’organizzazione degli spazi espositivi deve essere funzionale alla creazione di percorsi che prevedano un rapporto continuo fra il museo, inteso come centro di stimolo alla riflessione e alla produzione culturale e le scuole della provincia e della regione.
L’organizzazione dei materiali dovrebbe prevedere diversi momenti di riflessione legati ad altrettanti settori espositivi.
1) NATURALISTICO GEOGRAFICO
2) STORICO POLITICO
3) FIUME COME RISORSA
4) SEZIONE ETNOGRAFICA: IL FIUME E LA GENTE
5) SEZIONE: raccolta di scritti e leggende, narrativa e poetica dell’Isonzo. ( Caldeggiato, in forma scritta, da Celso Macor)
( Continua )
Foto: Dorina Squarcina