Isonzo, roja ma anche le piene, i pozzi, la pompa.
Vi riproponiamo una serie di post che vogliono essere un percorso attraverso le acque di Sdraussina.
Piccoli approfondimenti per ricordare, conoscere e tramandare.
Il Consorzio per la filatura dei Cascami di seta dei fratelli Klein, nel mese di aprile del 1874, aprì il cascamificio di Sdraussina e a dirigere i lavori venne inviato da Vienna Karl Kammer de Hardeger, che fece anche erigere il Castello di Sdraussina.
Scrive Dario Mattiussi nel suo libro Il BOSCO NELL’ACQUA – La comunità di Sdraussina e Peteano: Storia, società e ambiente fra il Carso e l’Isonzo.
Dopo infinite proteste «I contadini di Sdraussina si rassegnarono a scavare nuovi pozzi mentre, per abbeverare il bestiame, si dovette ricorrere allo scivolo in pietra costruito sull’Isonzo in età napoleonica per facilitare il guado delle mandrie. (Il parabever ndr).
Per tacitare le proteste l’azienda si impegnò a costruire LAVATOI in cemento e un piccolo ponte sul canale che attraversava la periferia dell’abitato, separandolo dall’Isonzo e dai terreni coltivati in piano».
Le proteste dei cittadini durarono un decennio ed erano dovute al fatto che l’acqua del canale era molto inquinata dagli scarti di lavorazione oltre che di livello instabile, tanto da rappresentare un pericolo per il bestiame.
testo e foto di Aleksandra Devetak
fonte Dario Mattiussi, Il bosco nell’acqua, Comune di Sagrado, 1998