LA FIERA DI SAN NICOLÓ
Janez Bitenc

Non dimenticherò mai la Fiera di San Nicolò. No, tanti momenti felici mi ha donato.
I venditori, una settimana prima della festa, sistemavano le bancarelle in due file lungo l’ampia Piazza del Congresso. Di solito, in quel periodo, c’era già la neve. I venditori saltellavano nei loro stivali di panno, stropicciandosi le mani intirizzite. Una musica vivace, come quella che sentiamo oggi allora, non c’era, ma si udivano interminabili cicalecci, grida e risa dei commercianti che offrivano i loro prodotti.
“Fruste, bacchette“ gridava un ragazzo che vendeva bacchette di nocciolo, avvolte in carta di vivaci colori, e fruste intrecciate.
“Palloncini, palloncini!” Un ragazzo offriva palloncini variopinti.
“Miele turco, miele turco!” Si sentivia da destra, dove un venditore del sud con il berretto bianco, il grembiule bianco e maniche bianche stava davanti ad una dolce montagna, cosparsa di gherigli di noci, che divideva in pezzetti.
“Caldarroste , caldarroste!” Gridava a squarciagola il nero venditore di castagne e con il grande mestolo bruciacchiato mescolava le castagne il cui inebriante profumo usciva dalla stufa di ferro.
“Il muschio non è caro, non è caro!” si faceva udire la donnetta che aveva disteso a terra un ampio tappeto di muschio per il presepe…
“Il miele è dolce, e io che lo mangio lo so!” Con un sorriso, lo offriva la venditrice dalle guance rosse, mentre versava il dolce idromele.

E cos’altro hai visto sulle bancarelle? Dolcetti di panpepato, con attaccata l’immagine dell’amabile santo, e un cuoricino rosso e altri, variopinti dolcetti, fatti di pasta al miele. C’era poi la bancarella dove, per pochi soldini, si potevano acquistare piccoli diavoletti di velluto, rossi e neri, oppure simili, che mani capaci avevano creato con susine secche. Questo diavoleto veniva chiamato “češpljevec”.
Non mancavano certamente le bancarelle sulle quali facevano bella mostra di sé arance, mandarini, noci, fichi, datteri e carrube. Si poteva comperare uno scialle di lana, un golfino, guanti e calze. Davanti alle slitte esposte mi si annebbiavano gli occhi… Tutte queste cose affascinanti potevano permettersele soltanto i cittadini lubianesi facoltosi.

Cosi me ne andavo, tutto infreddolito su e giù fra le bancarelle stringendo in mano alcuni dinari che mi aveva dato la nonna. Più volte mi son fermato davanti all’uomo che vendeva miele turco e davanti alla bancarella su cui erano esposte statuine di pastorelli e greggi di piccole e bianche
pecorelle. Che cosa comperare? Il miele turco o la bianca pecorella? Per tutto non c’era denaro. Così decisi immediatamente: comperai una pecora bianca, la più piccola fra tutte quelle esposte sulla bancarella. Era già sceso il crepuscolo quando lasciai la fiera di San Nicolò per avviarmi verso casa. Al lume delle lampade a gas che diffondevano la loro luce azzurrognola, danzavano fiocchi di neve. Tremavo dal freddo, ma mi riscaldava il pensiero che si era insinuato anche nei sogni: dove metterò la nuova pecorella?
Il tempo del Natale si stava avvicinando, velocemente.

Janez Bitenc (1925 – 2005) fu compositore, scrittore, poeta, pedagogo della musica. Grande fu la sua attenzione per i bambini che sosteneva si dovessero avviare al canto già in età prescolare ed è infatti rivolta ai bambini la moltitudine (circa 500) di canzoncine e canzoni da lui composte e musicate. Sono stati inoltre pubblicati 30 libri di storie, illustrate dai più amati illustratori e illustratrici per l’infanzia sloveni.

traduzione dallo sloveno a cura del Corso di Lingua e Cultura Slovena del Circolo Culturale di Sdraussina coordinato da Aleksandra Devetak
tratto da Čudežni vrt. Zgodbe in pesmi s podobami Jelke Reichman. Ljubljana: Mladinska knjiga, 2010 – (Zbirka Sončnica)
immagine di Rita Marizza