Una delle leggende sulla Ajdovska deklica/Fanciulla pagana è legata alla chiesa di Crngrob, uno dei monumenti artistici più importanti del Gotico sloveno e meta di pelegrinaggio. Nella navata settentrionale della chiesa è visibile parte della Chiesa romanica risalente al 1250. All’interno della chiesa inoltre, è conservata, fin dal XV secolo, una costola attribuita proprio all’Ajdovska deklica, la Fanciulla pagana.
Nei boschi di cerro di Crngrob viveva una volta una fanciulla pagana. Era talmente grande, che poteva guardare oltre la quercia più alta. Un giorno vide un aratore nel campo vicino alla limpida Selščica e rise così tanto che tutto il bosco tremò e al suo respiro gli alberi si piegarono come grano. Desiderava trovare un giocattolo piccolo e vivo, come un contadinello. Ma non lo cercò, perché il contadinello sarebbe morto di spavento se si fosse trovato, piccolo come un verme, nel palmo della sua mano…
Per colazione la fanciulla pagana mangiava tre montoni, a pranzo sette, e per cena nove. Il bestiame necessario per sfamarla si moltiplicava di giorno in giorno. Per placare la sua sete appoggiava un piede in cima alla Šmarna gora, l’altro sulla Šmarjetna gora, si piegava verso il basso e beveva dalla Sava…
Un giorno, il capo di Loka ordinò ai suoi servi di costruire una chiesa nel mezzo del bosco di Crngrob. “Voglio avere una tale chiesa – disse – “che una simile ad essa non ci sarà nel territorio di Loka!” E i servi si misero al lavoro. Lavoravano e lavoravano, ma il lavoro alla costruzione non aveva mai fine perché il signore di Loka non era mai contento: “Che la chiesa sia ancora più grande!”
E i servi lavoravano sodo, mugugnavano e maledicevano il capo ambizioso. Sulla schiena portavano pesanti pietre, da far sanguinare le loro spalle. Nel bel mezzo del lavoro, quando la fatica era più grande, fece loro visita la fanciulla pagana. “Ih, cosa state facendo, vermiciattoli?” chiese loro. “Costruiamo una chiesa” le risposero e le confidarono come stavano soffrendo, piegati in due, per trasportare le pietre per le mura. “Se volete, io vi aiuterò”, disse. “Allora aiutaci, in modo che questa pesante schiavitù finisca il prima possibile!”
Lei si mise al lavoro. Nel suo grembiule portava ai muratori enormi pietre, e in un catino gigante portava loro l’acqua. Con un piede posato sulla cima della Šmarna gora, con l’altro su quella della Šmarjetna gora, attingeva l’acqua nella Sava e la versava nella vasca in cui gli uomini mescolavano la malta.
Quando la costruzione della chiesa fu finita, la fanciulla morì. I servi la seppellirono nel bosco di Crngrob. Prima però le tolsero una costola e l’appesero in chiesa come reliquia.
traduzione a cura del Corso di Lingua e Cultura Slovena del Circolo Culturale di Sdraussina coordinato da Aleksandra Devetak
da: Irena Cerar, Pravljične poti v zgodovino, SIDARTA, Ljubljana 2009
illustrazione Rita Marizza