Giasone e i suoi uomini, gli Argonauti, rubarono al re Aiet, nella Colchide sulla riva del Mar Nero, il vello d’oro e con esso tornarono indietro verso il Mar Egeo. Ma per errore si inoltrarono navigando nella foce del Danubio. Per i fuggitivi, che avevano gli inseguitori alle calcagna, non c’era una via di ritorno perciò continuarono a navigare lungo il corso del Danubio, poi della Sava e alla fine remarono anche sul fiume che oggi si chiama Ljubljanica.
Lungo questo fiume gli Argonauti, nel luogo dove oggi sorge Ljubljana, fondarono una città che chiamarono Emona. Nei pressi di Barie (Palude di Lubiana) Giasone sconfisse il drago, mostro della palude, che ancora oggi è rimasto sullo stemma di Ljubljana.
Giasone e gli Argonauti continuarono il cammino e arrivarono alla sorgente del fiume Ljubljanica e all’improvviso si scatenò una spaventosa burrasca, che minacciò di scagliare la barca sulle rocce del grande Močilnik. Allora Giasone, che era l’eroe degli eroi e aveva anche un pesante pugno, battè sulla grande parete verticale che cedette. Con il suo eroico pugno, come una possente ancora, fermò la nave. L’orma del pugno di Giasone è ben visibile nella roccia, sopra la sorgente della Ljubljanica. Così, gli Argonauti, caricarono la nave Argo sulle loro forti spalle e si avviarono a piedi verso nuove avventure. Quando, così appesantiti, arrivarono al fiume Mirna lasciarono andare la nave nell’acqua, si imbarcarono sulla coperta e, stanchi, salparono nel Mare Adriatico, verso il regno greco Jolk, dove Giasone avrebbe Governato.
traduzione a cura del Corso di Lingua e Cultura Slovena del Circolo Culturale di Sdraussina coordinato da Aleksandra Devetak
da: Monika Kropelj, Roberto Dapit, Stoji, stoji tam beli grad, Didakta, 2014
foto: dalla sorgente della Ljubljanica, approdo di Giasone, nei pressi di Vrhnika (Nauportus).