Venerdì 12 marzo 2021 al corso di sloveno abbiamo avuto, come gradita ospite, la scrittrice Elena De Vecchi.
Fra le attività del Circolo, oltre alla musica, un importante ruolo spetta alla promozione della conoscenza del nostro Territorio, delle genti che lo abitano oggi, ma anche in passato: quali le ragioni del suo essere oggi, ancora, territorio da scoprire. Ed è, questa nostra piccola Europa, una prova per l’Europa che vogliamo. Ricorre spesso fra di noi la domanda di cosa sia il confine, cosa esso rappresenti per ciascuno di noi, ovvero quali siano i confini che ancora, di fatto, impediscono a questa nostra terra di vivere con serenità la propria, o meglio le proprie identità, nel rispetto reciproco.
Noi ci proviamo, come dice il presidente del Circolo Fabio De Santis, nel suo saluto all’ ospite: a piccoli passi, togliendo da quel muro divisorio un sassolino alla volta, ed ogni passo è una piccola- grande conquista.
Gli incontri con la lingua e la cultural slovena che da anni il Circolo promuove, vogliono, attraverso la letteratura, la storia, le leggende, la poesia conoscere e far conoscere il vicino con cui si intrecciano nel quotidiano le nostre vite per troppo tempo dipanatesi nel reciproco negarci.
Una serata indimenticabile, quella di ieri sera. Elena De Vecchi ha saputo, attraverso il racconto del suo vissuto e quello dei suoi personaggi, rispondere con sensibilità alle nostre domande.
Elena De Vecchi vive a Trieste. Diplomata in pianoforte, laureata in filosofia e in Conservazione dei beni culturali, ha insegnato nelle scuole pubbliche e ha collaborato con varie istituzioni musicali e museali, con l’Editoriale Scienza del gruppo Giunti e con il Comitato pedagogico della Regione Friuli Venezia Giulia.
Abbiamo lasciato parlare lei. Una narrazione la sua che ci ha presi completamente fin da subito. Ci ha affascinato la sua storia personale, profondamente legata ed intrecciata a quella dei suoi personaggi. Personaggi che si muovono da una e dall’altra parte del confine ed attraverso di esso. Sono nomi e luoghi che conosciamo, intorno alle due Gorizie, la vecchia e quella nuova.
Due romanzi polizieschi i suoi, Stanca morta e Papir, frutto di lunghe ricerche, di profonde riflessioni sulla nostra storia e sul nostro vivere e sopravvivere a ridosso del confine. Come lo viviamo oggi e come lo vorremmo vivere nella comprensione della nostra comune storia: una storia di lacerazioni che hanno offeso persone e cose: famiglie separate, cortili e campi tagliati, dove persino i morti, nel camposanto, riposano divisi.
Ci ha commossi la sensibilità con cui la scrittrice parla delle donne, della loro sofferenza, del coraggio, del loro muoversi in un mondo spesso ostile.
Ciascuno di noi ha potuto riconoscere i propri nonni e bisnonni, le proprie nonne e bisnonne, eterne profughe, di generazione in generazione.
Ogni iniziativa, in questo triste e lungo periodo, è difficile da realizzare, ed anche il pubblico che si riesce a raggiungere, purtroppo, non è numeroso come vorremmo, Ci siamo dovuti inventare modi nuovi e nuovi approcci con gli strumenti disponibili. Ci siamo ripromessi però, con la scrittrice Elena De Vecchi e il presidente del Circolo Culturale di Sdraussina, Fabio De Santis, di rivederci, non appena potremo. Per riprendere, in presenza, ad approfondire, insieme, la nostra spesso dolorosa, ma affascinante storia. Sicuramente in occasione della pubblicazione dell’auspicabile edizione slovena dei suoi romanzi.
Aleksandra Devetak